Introduzione
La vita dei monaci Longino e Lucio suo maestro (= VL), vissuti nella seconda parte della loro vita all'Ennaton, presso Alessandria, è tramandata anonima in lingua copta (dialetto saidico)1 da un unico manoscritto2, ora conservato presso la Pierpont Morgan Library di New York (M 579; edizione fotografica3 vol. XXXVII; sigla: M). Esso proviene dalla biblioteca del monastero di s. Michele arcangelo presso Hamuli, nel Faium, che fu scoperta nel 19104, e della quale 50 codici sono ora a New York; altri 6 al Museo Copto del Cairo.
Descrizione del codice.
Codice pergamenaceo, contenente per lo più testi relativi a monaci: 1. Vita di Archellide, attribuita ad Eusebio storiografo5; 2. Vita di Antonio, di Atanasio6; 3. Encomio di Antonio, di Giovanni di Shmun7; 4. Vita di Longino e Lucio; 5. Encomio di Longino e Lucio, di Basilio di Ossirinco8; 6. e 7. Encomii di Atanasio, di Costantino di Stout9; 8. Encomio di Apollo, di Stefano di Hnes. Il nostro testo è compreso nei ff. 87 v - 105 r (= ediz. fot. tavv. 176–211).
Il codice è composto di 148 fogli, divisi nei seguenti quaderni: 16 quaderni di 4 ff. doppi, numerati regolarmente alla prima ed ultima pagina; anche le pagine sono tutte numerate, salvo che nel quad. 14, dopo lagina 209, la numerazione riprende daccapo dal numero 1 al 40. Un quaderno di 3 ff. doppi, numerato 17 all'inizio, ma non numerato alla fine; le pagine vanno dal numero 41 al 47, poi vi è una pagina non numerata (inizio dell'Encomio di Apollo), poi la numerazione riprende dal numero 29 al 32. Un quaderno di tre fogli doppi, numerato 18, pagine 33–44. Un quaderno di quattro fogli doppi, numerato 19, pagine 45–59. Un quaderno di 4 fogli, numerato 20: la prima pagina è numerata (60), poi la numerazione cessa. La rilegatura non mi consta essere pervenuta. Scritto su due colonne, normalmente di 34 linee.
Al f. 148 v è conservato il colofone10, che comprende la preghiera per il donatore (Damiano, archimandrita di s. Michele ed il suo notarius (?) Apaiule), la data (822–3 a. D) in cui fu scritto, e la menzione del monastero a cui fu donato (sempre s. Michele).
Ornamenti sono posti in corrispondenza dei titoli, degli inizi e fine quaderno (consueti rombi in alto fra le due colonne), ed in altre rare pagine. La punteggiatura consiste in un punto posto a metà del rigo; il cambiamento di paragrafo è segnalato da una lettera ingrandita, fuori margine, all'inizio della linea successiva, accompagnata dalla coronis. La sopralinea è brevissima, quasi un punto, posto al di sopra di una consonante o in alto fra due consonanti, come segno sillabico; non sembra usata come separatore.
La grafia è accurata; solo risente dell'area in cui il codice fu scritto (faiumismi) nel raddoppio della ⲛ davanti ad iniziale vocalica e nell'articolo determinativo plurale scritto ⲛⲛ o ⲛⲙ in determinati casi (talora anche ⲛⲉⲙ). Non abbiamo ritenuto necessario correggere o segnalare queste grafie, così come la confusione fra ⲉⲛ ed ⲛ sonante, ed ⲉⲙ e ⲙ sonante. Le abbreviazioni dei nomina sacra sono le usuali; in fine di linea talora la ⲛ è sostituita da una sopralinea. Per il metodo di trascrizione si confronti quanto detto per il testo precedente (p. 14).
Notizie letterarie e storiche.
Il testo offre molti problemi di carattere letterario, perché la forma nella quale lo possediamo sembra essere solo l'ultimo stadio di un processo di redazioni successive. L'opera, già da una prima lettura, appare essere costruita per mezzo dell'unione di molti episodi, originariamente indipendenti, ponendo fra l'uno e l'altro legami formali assai tenui. Inoltre è possible individuare due stadi redazionali successivi del testo già formato in tal modo: uno stadio "definitivo", in forma omiletica, che cominicia con un prologo adatto appunto a questo genere letterario (§§ 1–4)11; e uno stadio preliminare in forma di semplice bios (§§ 5 alla fine), di cui è persino conservato il titolo, inglobato nello stadio successivo.
Si nota così che il testo, nello stadio primitivo, era concepito come resoconto della vita del solo Longino, e solo in relazione con lui parlava anche di Lucio, che ne era stato il maestro. Il prologo ed il nuovo titolo vennero invece composti per ambedue. Il testo, come lo abbiamo ora, è così sintetizzabile (secondo la nostra divisione in paragrafi):
1–4. | Introduzione omiletica. |
5–7. | Inizi del monacato di Longino in Licia, nel monastero di leronimo, sotto Lucio; poi cambiamento di monastero alla ricerca di tranquillità. |
8–11. | Lucio e Longino si stabiliscono nel martyrion di Teoctisto. Narrazione di due miracoli. |
12–16. | Longino si separa da Lucio e va all'Ennaton, presso Alessandria. Non si fa riconoscere e rimane come umile servitore. |
17–19. | Longino è riconosciuto; si stabilisce in una cella da solo; si forma dei discepoli. |
20–21. | Arrivo di Lucio all'Ennaton. |
22. | Miracolo della donna con sil cancro al seno (cf. Ap. Pat. alfab.12, Longinus 3). |
23–27. | Altri miracoli (§ 25 = Ap. Pat. sist.13, XIX, 7 e 9; § 26 = Ap. Pat. sist., XVIII, 12; § 27 = Ap. Pat. alfab., Longinus 4). |
28. | Miracolo del marinaio (cf. Ap. Pat. sist., XVIII, 11). |
29–37. | Episodio anti-calcedonense (cf. sotto). |
38. | Carattere ed opere di Longino. |
39. | Morte di Longino. |
Per apprezzare il vaolre e l'origine degli episodi sopra elencati, occorre tener conto dei seguenti testi paralleli14:
(a) Il sinassario copto arabo, al 2 Amsir, giorno appunto della commemorazione di Longino, riporta un fedele riassunto del nostro testo15. Questo testimonia una sua stabile continuità fino al sec. XII.
(b) Longino è protagonista di alcuni apoftegmi compresi nelle due collezioni principali degli Apophthegmata Patrum (= AP), quella alfabetica e quella sistematica16. In quella alfabetica Lucio appare con un apoftegma; Longino con cinque. Nella collezione sistematica, oltre agli apoftegmi che appaiono in quella alfabetica, Longino appare con altri 8 apoftegmi. Fra tutte e due le collezioni, abbiamo otto apoftegmi che corrispondono ad altrettanti episodi miracolosi del nostro testo; li abbiamo segnalati nell'analisi fatta sopra. Ci si pone naturalmente il problema dei rapporti fra il nostro testo e gli AP, complicato dalla scarsa conoscenza che ancora si ha della genesi precisa degli AP17. A noi sembra che solo due cose si pssano supporre con sufficiente certezza: 1. che i singoli episodi circolavano separati prima di essere inglobati in VL; 2. che gli AP non derivano nemmeno da quella che possiamo ritenere la prima redazione di VL, ma che anche VL non deriva dalle due collezioni di AP quali le abbiamo ora, ma forse da una collezione precedente.
(c) La cosiddetta Preghiera di Longino18 non è altro che la traduzione etiopica dell'episodio miracoloso di propaganda anti-calcedonense narrato ai §§ 29–37 del nostro testo. La traduzione è molto fedele, e non offre particolarità degne di nota.
(d) Questo stesso episodio (§§ 29–37) è narrato nel cosiddetto Encomio di Macario di Tkow testo copto abbastanza antico di tipica propaganda monofisita, attribuito a Dioscoro di Alessandria falsamente19. Protagonista è sempre Longino, ma l'episodio non si svolge all'Ennaton, ma ancora in Licia, in un monastero di cui non viene detto il nome. Parecchi particolari inducono a ritenere che l'episodio sia stato, nello pseudo-Dioscoro, malamente ambientato in Licia (per motivi che ci sfuggono) e che quella dell'Ennaton fosse l'ambientazione originale. Non c'è secondo noi derivazione diretta dello pseudo-Dioscoro dalla VL; questa è una testimonianza che il testo dell'episodio circolava separatamente in uno stadio preliminare della tradizione.
(e) Un importante episodio riguardante Longino (forse l'unico realmente accaduto)20 è riferito in alcune opere storiografiche monofisite, e principalmente nella Storia Ecclesiastica di Zaccaria retore (IV, 1), nella Vita di Pietro ibero (ed. Raabe21 p. 64–65) ed in un frammento copto boairico22 il cui testo corrisponde a quello della Vita di Pietro ibero, ma che faceva parte di una Vita di Timoteo Eluro (patriarca monofisita di Alessandria) composta con brani estratti dalla Vita di Pietro ib. e dalle Pleroforie23. L'episodio accadde nel 457, alla morte di Marciano. Longino, in qualità di hegumenos dell'Ennaton si mise a capo dei monaci che fecero consacrare Timoteo Eluro al posto di Proterio (che venne ucciso) come successore di Dioscoro. Nella VL non c'è riscontro diretto con questol ma la frase finale dell'episodio dei §§ 29–37 ("preghiera di Longino") allude alla fuga del vescovo calcedonense, e dunque le due narrazioni ci conducono ad un ambiente comune.
Tutti i testi elencati sopra, insieme con la VL, ci riconducono al periodo in cui si formarono le raccolte di episodi, a mezzo fra la storiografia e l'agiografia, in difesa del monofisitismo. Ne abbiamo gli esempi più importante nelle Pleroforie, nella Vita di Pietro ibero, nelle vite di Severo di Antiochia, nella Vita di Dioscoro di Teopisto, nell'Encomio di Macario copto. Nello stesso periodo (II metà del V sec.) si formano, anche senza un nesso preciso coi testi di cui sopra, le prime raccolte degli AP, sul modello delle Historiae monachorum, ma in una forma letteraria assai più elementare: in origine, probabilmente, semplici spunti di meditazione per i monaci. E' singolare che gli AP si siano imposti indifferentemente negli ambienti monofisiti e calcedonensi.
E' probabile che in uno stadio preliminare circolassero singolarmente sia gli episodi costruiti con pretese storiche, con precisi intenti dogmatici e polemici, che poi ritroviamo nelle raccolte; sia alcuni degli apoftegmi, creati piuttosto con intenti puramente spirituali (edificazione ascetica), che poi si ritrovano negli AP (raccolta sistematica o alfabetica) ed anche nelle raccolte monofisite. Queste raccolte avrebbero usufruito del materiale esistente, ampliandolo poi a seconda delle varie necessità, e talora modificandolo, ove sembrasse opportuno.
Questo ci darebbe la spiegazione dell'origine della maggior parte del testo di VL, ed anche dei paralleli che troviamo in altri testi, ed anche delle differenze che si riscontrano in questi paralleli. Naturalmente resta da considerare a sé la parte che narra della vita di Longino (e Lucio) prima dell'arrivo all'Ennaton, cioè in un certo senso prima dell'inizio dell'attività "pubblica" di Longino in difesa del monofisitismo. Essa può essere anche basata su una documentazione valida, ma mancano per il momento elementi di confronto per darne un giudizio storico preciso.
Non possiamo tacere che il testo offre molti punti che vale la pena di approfondire, sia dal punto di vista storico che letterario; ma noi, secondo i principi di questa collana, ne lasciamo il compito ad eventuali studiosi futuri.
AVVERTENZA. Sotto alla traduzione si trovano, nell'ordine, le note alla traduzione, i cui numeri rinviano ai numeri dei paragrafi; e le note al testo, i cui numeri rinviano ai corrispondenti numeri che si trovano nella parte di testo stampata nella pagina a fronte.
Footnotes
- Sebbene manchino elementi obiettivi, si può essere sicuri si tratta di una traduzione dal greco, almeno nella redazione primitiva.
- Il frammento dal Monastero Bianco (Napoli, Bibl. Naz. IB 17, 483; non catalogato dallo Zoega) di cui parla P. Van Cauwenbergh, Étude sur les moines d'Égypte, Louvian 1914 (rist. Milano 1973) p. 66 n. 4, appartiene all'Encomio di Macario attribuito a Dioscoro di Alessandria, che contiene un episodio analogo ad uno contenuto nel nostro testo ("preghiera di Longino", cf. sotto).
- Bibliothecae Pierpont Morgan Codices coptici photographice expressi, Roma 1922.
- Sulla scoperta, cf. H. Hyvernat, A Checklist of Coptic Manuscripts in the Pierpont Morgan Library, New York 1919.
- Ed. J. Drescher, Three Coptic Legends, Cairo 1946, p. 14–31.
- Ed. G. Garitte, Louvain 1946 (C. S. C. O. 117–8).
- Ed. G. Garitte, "Orientalia Christiana Periodica" 9 (1943) 1–72.
- Inedito. Non abbiamo ritenuto opportuno inserire l'edizione in questo volume, perché il contenuto è esclusivamente morale, e non vi sono allusioni storiche. Esso verrà dunque edito con altre omelie copte coeve.
- Ed. Orlandi, Louvain 1974 (C. S. C. O. 349–350).
- Ed. A. Van Lantschoot, Recueil des Colophons des manuscrits chrétiens d'Égypte, Louvain 1929, (rist. Milano 1973), fasc. I p. 2–4 (n. 1).
- Il fatto che nel titolo, quale appare in M, si indichi: bios kai politeia, e non: omelia (od encomio) non è rilevante, in quanto i titoli possono avere una storia a parte, distinta dalla tradizione del testo in sé).
- Ci serviamo dell'edizione riprodotta in PG 65 (cf. per Lucio e per Longino le coll. 253 e 265–7).
- La collezione sistematica degli Apophthegmata Patrum è ancora inedita; desumiamo le notizie da J. C. Guy, Recherches sur la tradition grecque des Apophthegmata Patrum, Bruxelles 1962 (Subs. Hagiogr. 36).
- Quanto detto in séguito amplia e corregge le notizie di P. Van Cauwenbergh (cit. alia nota 2) p. 66–69.
- Ed. I. Forget, Synaxarium alexandrinum, Louvain 1906–1932 (C.S.C.O. 47, 48, 49, 78, 90) vol. 1 p. 455.
- Cf. sopra, note 12 e 13.
- Cf. W. Bousset, Apophthegmata Patrum, Tübingen 1923; K. Heussi, Der Ursprung des Mönchtums, Tübingen 1934, p. 133 sgg.
- Ed. S. Grébaut, "Rev. de l'Orient Chrét." 15 (1910) 42–52.
- Ed. E. Amélineau, "Mem. Miss. Arch. Franc. Caire" IV (1888) 92–164 (in boairico); versione saidica, codici inediti della P. Morgan Library, ediz. fotogr. (cf. nota 3) vol. XVIII e XIX. Per il valore dell'opera cf. F. Haase, Patriarch Dioskur I. von Alexandria nach monophysitischen Quellen, Breslau 1909; Charlier in Dict. d'Hist. et Géogr. Eccles. XIV 508–514; M. Cramer - H. Bacht, Der antichalkedonische Aspekt im historisch-biographischen Schriftum der koptischen Monophysiten, in: Das Konzil von Chalkedon (ed. Grillmeier - Bacht) vol. II, Würzberg 1953, p. 315–338.
- Cf. W. C. Frend, The Rise of the Monophysite Movement, Cambridge 1972, p. 155.
- Leipzig 1895.
- Ed. H. Evelyn White, The Monasteries of the Wadi 'n Natrun, Part I (New Texts from the Monastery of Saint Macarius), New York 1926, p. 164–5 (n. XXXI), con l'importante nota di commento, con cui concordiamo.
- Ed. F. Nau, Patrologia Orientalis, VIII, 1 (Paris 1911; rist. Tournhout 1971).